martedì 5 agosto 2014

Globalizzazione e umanità

Non riesco a comprendere alcuni meccanismi che regolano l'esercizio delle azioni dell'essere umano. In particolare non capisco la diffusa ipocrisia che governa i rapporti umani e le regole che si danno per vivere in una struttura comune organizzata.

L'ipocrisia, nel senso letterale del termine, sembra alla base dei rapporti civili e sociali.

Faccio un esempio: l'ipocrisia della democrazia. Si ci illude di essere in democrazia ma si accetta che le decisioni importanti siano prese fuori dal consenso popolare.

La cosiddetta "globalizzazione" economica prima e sociale poi necessita anch'essa di un governo e necessariamente il governo delle scelte globalizzanti deve essere di per sé, per sua stessa definizione globale.

Molti si spaventano al sentire il termine "nuovo ordine mondiale" eppure è proprio ciò di cui la globalizzazione ha bisogno per sopravvivere. Tale ordine mondiale non può essere democratico perché le posizioni di potere non possono essere messe al rischio di un voto contrario da parte di un popolo (globale) che spinto dalle condizioni economiche diffusamente (e probabilmente volutamente) precarie potrebbe "rivoluzionare" scelte predeterminate e sulle quali si mantiene l'equilibrio mondiale.

I rapporti sociali vengono di conseguenza.

"Panem et circenses" auspicavano i primi grandi globalizzatori della Roma antica. Oggi non cambia molto. Il pane c'è ancora anche se diffusamente precario. In compenso c'è tanto spettacolo offerto dalla tecnologia: quella multimediale attraverso la televisione usata per tenere placide le coscienze, i telefonini e internet per controllarle meglio nella loro quotidianietà e costruirvi anche modelli di marketing e, più compiutamente, di scelte micro e macro economiche.

Il 1984 è passato da un pezzo eppure il tempo non è mai cambiato da quella data Orwelliana.

Cosa ci aspetta. Sarà questa l'indagine a cui mi piacerà dedicare il resto dei miei giorni.

Cosa fare? Devo entrare nei meccanismi. Per fare questo devo adattare la mia persona, la mia figura, le mie attività. Pianificarle e consuntivarle. E poi relazionare in primis alla mia coscienza di essere umano acquisito e poi a chi vuole seguirmi nel cercare di trovare un senso a tutto quello che c'è e a quello che dentro di noi sentiamo dovrebbe essere molto diverso da quello che c'è.

Giusto per fare un esempio, ma avremo modo di parlarne compiutamente in futuro, tutti gli esseri umani sentono dentro la differenza tra bene e male (sempre che non vogliamo accettare che tali concetti fondamentali non siano altro che delle semplici "convenzioni").

Ebbene, sono convinto che nel vivere quotidiano di ognuno degli esseri umani di questo pianeta sia radicata la convinzione che il male si fa e che il bene si dovrebbe fare. La realtà è dunque male (per carità non dico in tutto ma almeno in parte e comunque in modo molto diverso dal punto di vista soggettivo di ognuno di noi) e che il bene sia bene ma non è ancora permeato nella nostra dimensione.

Per ora credo che basti come secondo post.

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